Immedesimarsi o imitare quando si “recita”?

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Durante questa prima settimana di videoconferenze sul canto ho ascoltato attentamente gli allievi e riflettuto sulle perplessità più ricorrenti; certe loro inquietudini hanno in comune una stessa matrice ed è quella dell’aspetto emotivo nel canto.

Come far sì che le emozioni non diventino un impedimento ma l’embrione di un lavoro d’interpretazione scelto e misurato ?

“Io quando sono a casa o dal maestro riesco a fare tutto con una certa comodità ma quando vado sul palco e devo recitare davanti alla gente mi emoziono, mi sembra di avere meno fiato e mi si chiude la gola”.

Tutto questo è normale. Soprattutto agli inizi.

Per questo motivo, e per quanto possa risultare tedioso esercitare la tecnica quotidianamente, prima ancora di concentraci sulla recitazione e le diverse tecniche attoriali, avremmo bisogno di una emissione libera e sana, perché solo sentendoci liberi potremo davvero interpretare.

L’arte di recitare è complessa e difficile quanto quella del cantare e noi cantanti lirici dobbiamo imparare a “sposarle” in modo da risultare naturali e veri davanti agli spettatori.

E’ lo stesso fare un recital da camera o di canzoni, che personificare un’Aida o una Violetta in scena? No. E’ diverso perché se eseguiamo un Lied di Schubert o una canzone di Granados, siamo noi in prima persona ad interpretare le emozioni suggerite dal testo e dalla musica, mentre che per interpretare Mimì morente durante l’ultimo atto, l’artista deve proporre non il suo ma il modo in cui Mimì sente di morire.

Vale la pena essere curiosi riguardo le tecniche di recitazione fin dai primissimi anni di studio del canto? Io direi che può fare la differenza, soprattutto oggi.

Il cantante, a differenza dell’attore di prosa, deve ordinare in un tempo musicale preciso i numerosi gesti che compongono l’azione. Questa somma di gesti e che riguardano non solo emozioni ma sensazioni fisiche, delineeranno via via il personaggio.

Le tecniche di recitazione sono tante e certe volte risulta difficile anche per un critico, individuare quali di esse vengano adoperate da un bravissimo attore. Paul Newman e Marlon Brandon avevano dei tratti comuni nel loro modo di lavorare ma grandi distanze rispetto a una Bette Davis per esempio o a un caratterista come Totò. Ci sono esponenti brillanti sia nella scuola dell’immedesimazione, sia in quella dell’imitazione vera e propria, Queste due scuole hanno una prima tappa in comune ma il loro sviluppo diverge successivamente.

In campo musicale, i sostenitori dell’immedesimazione ritenevano che l’interprete non potesse riprodurre solo dall’esterno le espressioni dei sentimenti senza provarli davvero. Questa pratica è stata molto contrastata e potete approfondire in dettaglio riguardo tutte le polemiche iniziate già a inizi dell’Ottocento perché il bisogno per un artista di passare dalla vera disperazione all’odio, dalla allegria all’ira in pochissimo tempo, con l’arrivo del romanticismo iniziava a riscontrare numerose difficoltà.

Dato che nessuna tecnica può consentire ad un attore di cambiare le proprie emozioni a comando, affidarsi all’ispirazione del momento sembrava non bastare. Mentre in una situazione di vita normale noi potremmo essere seduti di fronte a una finestra a scrivere o a bere una tazza di tè, ed avvertire simultaneamente l’intrecciarsi di diversi particolari: la temperatura della bevanda o la morbidezza del tratto della penna, lo spiffero che arriva alla nostra destra, il suono del citofono che ci distrae, il foglio che può cadere contemporaneamente al brivido per la sensazione di freddo…ecc, la rappresentazione teatrale di quella stessa situazione richiederebbe l “alternarsi” delle manifestazioni di tutte quelle sensazioni, in una successione di movimenti più o meno rapidi. Se l’attore li dosa con perizia il pubblico non se ne accorge, anzi li mescola istintivamente nella sua mente e ha la percezione di quella simultaneità.

Immedesimazione versus imitazione

Chi di noi non ha provato ad imitare un professore al Liceo o una persona curiosa qualunque che ci abbia particolarmente colpito? L’essere umano è capace a recitare e impara a farlo impercettibilmente dalla nascita, spesso benevolmente e senza alcuna malizia. Tante volte la finzione diventa un meccanismo di difesa e di sopravvivenza nella società.

Ma finché fingiamo o mettiamo in scena il modo di camminare del compagno di classe abbiamo dei parametri reali. Come fa invece un professionista ad imitare qualcuno che non esiste ancora?

Come nasce un personaggio?

Questa è una tappa fondamentale del lavoro dell’interprete e consiste nel creare una propria immagine del personaggio fino ai minimi particolari, per poi “imitarla”.

Emma Thompson raccontava in un’intervista, che spesso ha dedicato mesi alla ricerca degli elementi che servono ai personaggi che doveva interpretare. I primi anni della sua carriera furono difficili e non le risparmiarono delusioni, eppure oggi è una delle attrici ritenute più brave al mondo.

Individuare le differenze tra la realtà del attore e quella del personaggio è imprescindibile per tutte le grandi realizzazioni.

Addirittura ci sono grandissimi interpreti che usano non accettare nessun ruolo che non sia abbastanza “dissimile” da loro.

Tornando a noi e agli allievi, dopo questo breve riassunto che ha come obbiettivo stimolare la vostra curiosità e contribuire alla vostra preparazione, v’invito a non avere paura di non somigliare ai personaggi che iniziate a studiare, anzi! Prendetevi quello spazio creativo che vi appartiene. Sono quelle le vostre prime occasioni per imparare la vera arte della recitazione. Non c’è nulla di più meraviglioso che la possibilità di esprimerci “singolarmente” lungo la nostra esistenza.

Andate a documentarvi, osservate i grandi attori di tutti i tempi. Più vi allenerete, più conoscerete anche voi stessi e forgerete gli strumenti per accrescere la vostra autostima.

Abbiamo un patrimonio inestimabile, è il vostro turno: recuperatelo!

Oggi è il primo maggio e prima di finire faccio gli auguri a chi di voi lavora già nella speranza di tornare tutti dal vivo molto presto ad esibirci!

EVVIVA i lavoratori dello spettacolo!

E mi raccomando… Buon diploma a chi è in attesa di fare l’esame!

Ivanna