La violenza addolcita di
Don Giovanni

Posted on

Tanti studiosi ed appassionati, sostengono che il Don Giovanni sia l’opera più bella scritta da Mozart ed anche la più difficile da eseguire.
Dell’attrattivo della figura di Don Giovanni se ne era impossessato già il teatro ed è sempre interessante considerare più fonti al momento di delineare un personaggio, tanto più se quest’ultimo è complesso e ambivalente come Don Giovanni. Proprio nel cercare aneddoti e confrontare diversi autori traggo spesso stimoli nuovi ed ispirazione. Per i cantanti, l’opera è difficile e per via soprattutto della grande destrezza richiesta nella dizione, e lo è altrettanto per chi dirige, perché trovare sempre gli equilibri per rendere tangibile il tempo realistico in quello scenico, può diventare davvero una sfida, una sfida che richiede perizia e preparazione.
Il rapporto di Don Giovanni con le sue donne è pieno di polivalenze. Lui tinteggia costantemente di nobiltà la sua voluttà di dominio, è doppio, astuto ed è capace anche di essere violento e volgare. A noi donne spiazza ancora oggi (e succede ogni volta che andiamo a teatro e lui entra in scena) subire il fascino di questa sua dote avvincente: la capacità di raccontare la nostalgia d’amore e la dolcezza come pochi al mondo.
Se in termini interpretativi, questa dirompente capacità d’innamorare nell’artista non emerge, non vorremmo nemmeno vedere l’opera, perché ci piaccia o no, la seduzione accende quella fiamma e quella devozione d’amore che tutti noi vogliamo esperimentare e sentire addosso.

In passato sono stata più volte Zerlina; qui in Italia ricordo una regia di D. Abbado con un Don Giovanni francese in scena molto sensuale. Ero intimidita poiché molto giovane, ma recitare non era stato difficile perché il suo fascino trascinava tutti. Don Giovanni creava anche il mio personaggio man mano che le scene ci facevano dialogare, anche solo tramite gli sguardi.
Donna Elvira è più difficile per me da costruire rispetto alla novella sposa. E’ sola, e non esiste nessuna intesa vera tra lei ed il suo amante. Mentre Zerlina decodifica il linguaggio di Don Giovanni velocemente, tanto da riproporlo nella scena di seduzione al suo Masetto; Elvira invece non gioca, subisce, si ritiene sua moglie e sa solo che il suo compito è fermarlo. Sempre.
Quando si sfoga parla quasi sempre con sé stessa, la sua indignazione si spinge a volte verso un canto che potrebbe risultare arido e fugace, forte nonostante la sua fragilità, ma sempre impotente e doloroso.
Elvira canta energicamente la sua indignazione, le sue melodie affrontano costantemente intervalli impegnativi per il canto, mai spianato.

Sono molto motivata in questa fase di preparazione perché in questo nuovo appuntamento “Sospiri all’opera”, bisognerà passare in poco tempo da uno stato emotivo all’altro.

A proposito di Donna Elvira, volevo proporvi di ascoltare alcune versioni che mi hanno toccato profondamente e, lasciando un pensiero aperto, riflettere su tutte queste tematiche, sempre attuali. Probabilmente nella storia di ognuno di noi ci sono o ci sono stati personaggi di quest’opera o, per lo meno, ognuno di noi avrebbe voluto incarnarne uno almeno una volta nella vita. Chi per sedurre, chi per giocare, chi per dare conforto a qualche ragazza innocente, chi per la debolezza di voler vendicarsi di qualche male subito.

Anche per questo motivo, Mozart rimane un amico complice, l’amico insolente che ci denuda ogni volta, impudico da arrivare a litigarci, ma mai trascurabile…

Buon ascolto e, se voleste dialogare ancora su questo argomento, vi aspetto su @ivannasperanzasoprano (Instagram) o su Facebook!

I diversi link verranno segnalati sulla mia pagina fb Ivanna Speranza soprano.