Sono a Parma, questa cittadina che concentra nelle fredde stagioni tutto il suo fascino in quei tenui colori pastello, mai accesi ma caratteristici. Basta un raggio di sole, come quello di oggi, e il tepore s’infila tra le case; la città si riempie, i profumi vengono sprigionati dai forni e dai volti della gente (tanti dei miei amici direbbero: soprattutto dopo l’assaggio di focacce “stupefacenti”).
Questa è Parma d’inverno! Il Sole è sinonimo di Festa a Gennaio.
Sono rientrata a casa, ma non per studiare i miei soliti compositori e il mio solito repertorio. Dopo un caffè ho riaperto un album di Schubert e mi sono trovata a ristudiare, in modo completamente nuovo, tanti di quei Lieder che mi avevano accompagnato durante gli anni da studentessa in Conservatorio.
Non so esattamente quali siano oggi i collegamenti tra i colori di questa città che mi ha adottato e il testo di questi Lieder. So solo che le sensazioni intime e lievi che incontro nelle mie involontarie ricerche, mi trasportano in una dimensione di gioiose riflessioni e, come mi succede spesso, è questo collage di immagini ad attrarmi. È come se ogni volta mi trovassi di fronte a una finestra verso qualcosa che sicuramente ancora non ho capito.
Ogni giorno studio come se iniziassi da capo, perché ogni parola potrebbe essere condita da nuove sensazioni.
Nei prossimi mesi terrò dei concerti che comprendono molte di queste pagine meravigliose, che rimarranno scandite per molti di noi grazie a squisiti interpreti.
Eppure quante volte ho sentito dire che i Lieder sono noiosi?
Qualcuno potrebbe dire che “appartengono a un repertorio di nicchia, e poi sono in tedesco.”
Come non essere d’accordo? Ci sono tanti motivi per provare un po’ di reticenza: motivi culturali, sociali, d’indole… E ne troveremmo ancora se volessimo! E può essere persino comprensibile che vengano ritenuti noiosi (non in tutti i casi si riesce ad accostare al brano la luce di un cielo come quello di oggi).
Io parlavo solo lo spagnolo quando mi affezionai a questa musica. Studiavo medicina all’Università e frequentavo i corsi di liederistica durante le vacanze invernali.
Non era la lingua ad allontanarmi, era lo spessore ad avvicinarmi.
Prendiamo per esempio “An die Musik”, che tanti di voi conosceranno, nella traduzione italiana:
“Oh arte sublime, in quante ore grigie,
Quando mi soffocano le tristi vicende della vita,
Mi hai acceso il cuore di un caldo amore,
Mi hai rapito in un mondo migliore!
Sovente un sospiro, sgorgato dalla tua arpa,
Un tuo dolce, divino accordo,
Mi ha dischiuso il cielo a tempi migliori;
Oh arte sublime, grazie per questo!”
Quali potrebbero essere state quelle tristi vicende della vita per Schubert?
Il testo è semplice: è un “ringraziamento”. Delicato, essenziale. È rivolto alla musica, che esercita questo potere di lenire le ferite del cuore, di attutire il dolore che s’intuisce forte quanto forti sono le metafore che lo descrivono, di enfatizzare lo sguardo rivolto invece verso la speranza. Non si accenna un tono greve in questo Lied, eppure Schubert aveva sofferto molto! Questa è la forza dell’Arte. Quest’atto di amore immenso del riversare il dolore trasformato in bellezza – per gli altri- mi emoziona sempre. Non mi abituo. Gli esempi sono infiniti, eppure non perdo lo stupore di fronte a ognuno di essi.
Schubert fece fatica a sopravvivere tanto in salute quanto in malattia. Visse di carità, dall’aiuto di amici poco accettati dalla società, e tutto questo senza riconoscimenti.
E io continuo a riflettere.
Non so quale sarà l’ordine dei Lieder che riprenderò a studiare e che mi attendono nella preparazione dei prossimi concerti, so solo che prenderò spunto di questo inno alla Musica. E proprio con questo volevo augurare a tutti una buona settimana; a chi cerca e a chi condivide quello che trova, a chi ha smarrito per un attimo il genio della creatività, a chi ama la musica da camera e a chi non la conosce tanto… Infine a chi, dopo aver letto queste poche righe, andrà a cercare qualche bella versione da godere a occhi chiusi.
Speriamo ci siano sempre spazi per condividere anche qui in Italia, queste pagine da “salotto” e di raffinata poesia e gente disposta a spiegare, a raccontare, a tramandare.