Il passaggio di registro

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Perché è importante il passaggio di registro in una vocalità? Perché giova alla salute delle corde vocali prima di tutto e perché gran parte della “non riuscita” degli acuti o la mancanza di uniformità in una vocalità, dipendono dal fatto che questa zona delicata della tessitura non è stata sorvegliata con cura ed estrema attenzione.

Il termine registro intende “una serie di suoni di uguale timbro”.
Da cosa dipende l’uguaglianza di questo timbro? Dipende da uno stesso meccanismo della laringe e di un’armonia biologica funzionale.
E cosa sono i passaggi di registro? Il passaggio è il momento in cui si prepara la modificazione dell’atteggiamento delle corde vocali “ …la produzione dei registri e l’equilibrio dei passaggi dipendono dall’uso di un meccanismo diverso, governato dalle ripartizioni graduali delle azioni muscolari…” Pielke.

In parole molto più semplici e usando una metafora comparativa: avete presente i dossi nelle strade statali? Sarebbero impossibili da affrontare se chi guida non scalasse di marcia. E cosa facciamo in prossimità dei dossi? Saliamo sul dosso in quinta o scaliamo prima?
Lo stesso succede con la voce. Il passaggio si prepara, le note devono essere pensate più rotonde e non per una questione di preferenza di colore, bensì perché “quell’alleggerire” corrisponde ad uno specifico comportamento del muscolo tiroaritenoideo che in termini fisici sarebbe la “prontezza con cui si tende e si rilascia”.

Per citare un esempio concreto, ogni volta che gli allievi tenori si trovano davanti, durante l’aria “La donna è mobile”, alla frase “muta d’accento”, la “e” di quest’ultima parola è sempre a rischio perché col vigore della giovane età e la normale ancora non dimestichezza di questi fenomeni fonatori, la tentazione ad ingrandire il suono laddove la tecnica lo richiederebbe “raccolto”, diventa irresistibile. E andando avanti nell’aria, arriva il finale con la parola “pensier” ed è frequente ascoltare la prima “e” fuori posizione, col conseguente acuto strozzato. Meno grave, perché non si rischia la stecca imminente, l’inizio dell’aria del Duca di Mantova “Parmi veder le lacrime”. L’attacco corrisponde esattamente ad una nota di passaggio e se non abbiamo lavorato bene quella zona in genere dal “mib al sol” a metà del registro nelle voci acute, tutta l’ottava successiva sarà a rischio, o priva di eleganza, aspra o sguaiata.

Tanti maestri, e per tanti versi coincido, considerano la vocale “u” di grandissima utilità (serve specificare che bisogna fare attenzione alla qualità armonica e timbrica di una vera “u”, che risuoni davanti, non tubata, con un velo palatino nella giusta posizione, ecc)

Se pensiamo ai due tipi di “o” che abbiamo nella lingua italiana, quella che ci avvantaggia nel passaggio è quella della parola Como, uguale la “o” tedesca della parola morte, “Tod”.
Se dovessimo scegliere che tipo di “e” fare nella zona di passaggio, quella giusta sarebbe quella della parola “penso” in italiano, in francese invece, l’ultima “e” della parola “reveiller”. Il resto delle vocali seguono queste.

Perché la “u” o la “posizione di tale vocale” come esempio guida? Semplicemente perché la “u” è, non solo l’unica vocale che non si riesce a fare di gola, ma quella che comporta un automatico abbassamento della laringe. La spiegazione in termini di meccanismi muscolari è leggermente più complessa ma a noi basta tener presente che quello che ci interessa è far luce, in primis: sulla corretta adduzione, sull’armonioso rapporto tra la collaborazione muscolare tra i tensori interni ed esterni delle corde vocali (in termini più semplici, la capacità di alleggerire ove serve) ed un buon sostegno di fiato sul diaframma.

Scrivere sul passaggio è sicuramente più difficile e forse meno utile e divertente che risolverlo con i ragazzi “in loco”, ma questo è quello che posso fare oggi, in viaggio verso lo Sri Lanka per una fermata tecnica della nave.

Detto ciò, la cosa più importante da dire ai nuovi studenti di canto che non riescono ancora a fare gli acuti come vorrebbero è di non disperare: se siete tenori gli acuti li avete. Serve solo calma, pazienza, il momento giusto d’incontrare la persona che vi guidi morbidamente e vi educhi nella totale fiducia dei vostri mezzi.

Lo stesso vale per i soprani che finiscono per cantare da mezzosoprani o da contralti nei cori perché non dimostrano subito facilità nella zona acuta: siate curiose di verificare quale sia il vostro vero registro.


Io iniziai a studiare da mezzosoprano, non andavo oltre ad un la5. Cantavo Rosina del Barbiere, non riuscivo a fare l’acuto finale e sono stata demoralizzata mesi interi. Ci è voluto tempo , studio, dedizione e, una volta trovata la strada, costanza fino ad ottenere padronanza anche nel registro acuto e sopra-acuto.

Se avete delle domande scrivetemi!

Sarò felice di aiutarvi.