Temperamento e voce

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Avere il compito di seguire e di guidare un allievo di canto, dal punto di vista dell’insegnamento ma anche dal punto di vista umano, può rivelarsi un’esperienza meravigliosa per entrambi e di grandi rivelazioni.

Io adoro lavorare con i ragazzi e quando studiamo mi piace che si sentano a casa, sereni. Come diceva P. Brook “c’è un momento per scoprire ciò che si può trovare soltanto con l’allegria, la stravaganza (…) un momento in cui nessuno deve preoccuparsi del risultato dei propri sforzi”.

Un ragazzo alle prime armi si sente nudo, deve ancora conoscere se stesso e ha bisogno e merita la nostra massima attenzione.

Tra le perplessità più comuni e frequenti nei giovani c’è quella della scelta del repertorio adatto. Quali sono i parametri da tenere in considerazione?

Le caratteristiche evidenti quali il timbro e l’intensità vocale, da esaminare anche il rapporto del volume nelle varie altezze, sono importanti ma non le uniche.

Tanti giovani si trovano ad affrontare problemi vocali proprio perché non è stata fatta abbastanza attenzione ad una serie di elementi fondamentali.

Un indicatore “non assoluto” ma spesso valevole è l’aspetto fisico del cantante, a questo ci possono essere delle eccezioni e tornerò sull’argomento successivamente.

Decio Scuri, eminenza nel mondo della foniatria, diceva che alla classificazione di una voce servivano degli esami obbiettivi e funzionali tramite i quali poter identificare:

1- Ampiezza e profondità della laringe, mobilità dell’epiglottide, dimensione delle corde vocali in rapporto alla taglia fisica del soggetto, il loro spessore e motilità durante la fonazione. 2-Potenzialità del sistema di risonanza e che riguardano la funzionalità del palato molle in rapporto ai diversi registri.

3-Misurazione della capacità respiratoria tramite spirometria e pneumografia.

Questi esami rappresentano un punto di partenza importante ma la complessità deriva dal fatto che anche deviazioni psicologiche possono deformare la voce reale, il desiderio, spesso inconscio, di imitare il timbro e la maniera di cantare di qualche altro interprete possono essere causa di confusione e di conflitto.

A volte si perdono di vista fattori di armonia funzionale quali lo stato di tonicità muscolare, la maggiore o minore vitalità del cantante, il piglio, la capacità di scatto, ecc.

A proposito di eccezioni, come citavo sopra, Mori citava il grande Caruso. Sembra che lui non avesse una laringe eccezionale e che fosse spesso soggetto a dei disturbi, eppure la sua maniera di respirare, la sua espressività piena di accenti, il suo fraseggio sempre pertinente e connesso al ritmo e la parola, gli hanno permesso di affrontare egregiamente anche il repertorio drammatico. Altro esempio più recente è la signora Renata Scotto: inarrivabili tanto la sua Adina con Bergonzi da giovane, quanto la sua Suor Angelica nelle fasi più mature della sua carriera. Avevano questi cantanti cambiato corde vocali? Erano semplicemente maturati in modo da permettere al loro strumento di essere al completo servizio della musica, e avevano seguito il loro istinto nelle successive scelte di repertorio perché i grandi artisti spesso hanno avuto una bussola imparagonabile a nessun’altra, l’intelligenza intuitiva.

Il problema è sbagliare repertorio, o farlo sbagliare se si insegna, senza il vero possesso della tecnica e prima di aver raggiunto quella maturazione che avviene solo tramite l’esperienza diretta con Il palco, l’orecchio attento e sagace, e spesso con l’accortezza di attingere, se occorre, ad una guida attenta e lungimirante lungo tutta la carriera.

Perché considero di vitale importanza il rapporto diretto con il palcoscenico? Perché si tratta di un’esperienza non trasmissibile.

Ci sono sempre più seminari dettati da foniatri e trovo che siano eccezionali dal punto di vista dell’anatomia e della fisiologia dell’organo vocale, ma la secchezza delle mucose prima di entrare in scena, le mani che sudano, il battito che aumenta durante i secondi che precedono una frase importante ed infiniti altri particolari dell’attività professionale non possono essere capiti che “in campo”. La figura del maestro dovrebbe servire anche a fortificare psicologicamente il proprio allievo tenendo conto anche di quanto l’aspetto emotivo possa a volte diventare un’arma a doppio taglio e creare delle frustrazioni nei giovani.

Come si raggiunge la padronanza di se stessi? La strada è lunga perché cantare bene non è facile ed il suono giusto tante volte non è il più comodo, ma se c’è una cosa che non può mancare in un percorso serio è il lavoro costante d’introspezione.

Una pratica che si usava in passato era quella di far leggere all’allievo dei testi di prosa prima ancora di cantare. Personalmente la trovo formidabile. Il maestro può capire dopo pochi paragrafi ciò che quella persona può sostenere psichicamente, per il suo vissuto e per la propria sensibilità. Se l’allievo si trova ad interpretare ruoli di maggiore complessità, è nostro compito guidarlo tramite letture adatte ed altro, stimolando la loro curiosità e guidandolo fino al raggiungimento della propria libertà.

Riporto un mio esempio perché potrebbe essere utile: dagli esami che ho fatto da foniatri eccellenti e rinomati in Italia ed all’estero e dovuto alla lunghezza delle mie corde vocali io non avrei mai dovuto fare i sopracuti. Sebbene il canto non sia un algoritmo matematico, i foniatri mi avevano insegnato ad avere rispetto della mia versatilità per non abusarne. Siccome mi piace farli, sono per me un grande mezzo espressivo, li ho mantenuti curando come un orologiaio tutta la zona del passaggio e scegliendo dei vocalizzi accurati, e talvolta diversi, dipendendo dal repertorio che devo affrontare.

Con questo intendo dire che anche per potersi prendere la libertà che serve alla propria singolarità e che serve in primis alla musica, è necessario farsi costantemente delle domande senza pensare di sapere abbastanza mai.

Il grande temperamento è una risorsa stupenda, sempre che sia educato conforme ai benefici della propria vocalità di modo che i nostri intenti risultino intellegibili ed al servizio del melodramma. Questo ci assicurerà una salute vocale e più tempo per fare quello che tanto amiamo fare: continuare a cantare!

Torneremo presto a parlare di questo argomento! Ci vediamo online!

Ivanna