Un canto per “Il Cigno” di Selvino

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Quando sentii monimare la parola Selvino feci improvvisamente un viaggio nel tempo. Fulmineo. Mi vidi giovane, piena di illusioni e volontà, come tanti stranieri che arrivano dal Sud del mondo pensando di avere un serbatoio inesauribile di forze e di risorse. 

Subito iniziarono a scorrere nella mia memoria immagini felici di ciò che avevo vissuto a Selvino, le volte in cui avevo cantato lì in onore del Maestro Pavarotti: ricordai una “Pazzia di Lucia” con Andrea Griminelli, una Regina della Notte appena ventenne, duetti stentorei del Rigoletto con un baritono tra i primi con cui avevo cantato, Ivan Inverardi… E tante altre cose tra cui la conoscenza di Giorgio Appolonia mentre facevo una Rosina agilissima con un bellissimo corpetto color panna che aveva un fiocco di seta che scendeva giù dalle spalle.

All’epoca non eravamo stati ancora travolti dal mondo effimero dei social e della rivoluzione dei like a testimoniare o, ancor peggio, determinare il valore di un momento, una persona o di uno scorcio di vita: eravamo semplicemente noi, che vivevamo più liberi.

Nessun post datato Selvino e me ragazza, nessuna storia interattiva su instagram che lo e mi riguardasse ma so che il 18 giugno quando mi affaccerò con la mia macchina sulla strada principale, quella che porta all’auditorium, andrò ad abbracciare una parte di me stessa che mi fa piacere mantenere in vita. 

Torno a Selvino invitata da Andrea Santopietro, imprenditore ma anche luminoso appassionato di musica e d’arte, per onorare e -a proposito di memoria- una voce dimenticata come il titolo del libro che rittrae la sua biografia, di Aurora Cantini. Si tratta del tenore Federico Gambarelli, chiamato all’epoca Il Cigno per le sue squisite doti canore.

Era del segno del toro, come me. Nato un 6 maggio, avrà festeggiato sempre il compleanno due giorni dopo di me ( ad un secolo di distanza) nelle primavere della sua infanzia, autunno per me in Argentina.

Nel 1908, cent’anni precisi prima del mio primo viaggio in Italia, Il Gambarelli aveva ricevuto , dono della Principessa Maria Clotilde di Savoia, una copia autentica della Sindone di Cristo provveniente dal Duomo di Torino. Artista delle origine umili e provveniente da famiglia di macellai, come i miei nonni, ispirò tanti autori e scrittori e vennero composti in suo onore sonetti che ne elogiavano virtù e fascino “ e pel dolce incanto della tua voce t’affron mille petti” (Malta 1985).

La sua vita fu scandita da due intensi richiami, il sacerdozio ed il belcanto. 

Devoto alla Madonna di Guadalupe dai tempi di un suo viaggio in Messico le si rivolse fervidamente durante un naufragio dal quale sopravvise e fece costruire un Oratorio, accessibile anche oggi.

Costrui’ anche un orfanotrofio femminile e fu sempre attento alla sua terra adoperandosi sempre per il bene altrui “Chi ebbe la fortuna di avvicinarlo trovò sempre in lui un’anima eletta, facile agli entusiasmi artistici, ma sempre dedita lla pietà ed al bene, per il quale visse ed operò sempre”.

Quest’anno si commemorano 100 anni della sua morte ed è sinceramente un privilegio per me essere il soprano, l’artista a celebrarlo.

Mi accompagnerà al pianoforte il Maestro Damiano Carissoni in una scelta di romanze da camera e arie d’opera tratta dal prolifero elenco delle sue opere in repertorio. Non mancheranno arie immortali come quelle di Desdemona nell’Otello di Verdi o Violetta ne La Traviata, ma eseguirò anche altre arie brillanti da opere altrettanto eseguite da lui come l’ Elisir d’amore di Donizetti o virtuose per il soprano come nella Lucia di Lammermoor, unite a romanze da camera tradizionali per evocare il suo legame con Enrico Caruso ed il Teatro San Carlo di Napoli.

Apriamo un ponte di Amore lungo i due secoli per non dimenticare una voce ed un’anima che non si possono dimenticare.

Vi aspetto il 18 Giugno a Selvino!