Una serata da dedicare a Napoli. 27 Agosto!

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Mentre leggevo l’invito a Diano Marina ero divertita.

Al mio amico Emmanuele avevano chiesto se conosceva una cantante napoletana e lui subito aveva detto sì (cioè conosceva me, che non lo sono affatto, ma che adoro le canzoni napoletana come lui). Era stata una risposta genuina e veloce, senza esitazioni, come il sì di un adolescente davanti alla proposta di una gita in Spagna o a una notte folle a New York (senza ancora conoscere New York).

Napoli ha sempre cantato -Boccaccio ne parlava nel ‘300, il Re Alfonso di Aragona aveva addirittura elevato al dialetto a lingua del regno per incoraggiare le composizioni musicali- e lo fa perché è uno degli elementi più significativi che ha. Il canto a Napoli è identità, come il sole.

Io ho sempre pensato che quando si canta una canzone napoletana ci sia un’unica fatalità: l’obbligo di essere veri, anche nell’ironia, perché abbiamo avuto in dono una tradizione che è luce pura e lo è iniziando dal suono di una parola che è stata concepita da valori che a volte dimentichiamo; quella forza d’animo capace di strappargli al dolore un sorriso, sempre, e di ridere con dignità, fervida nella fede dei miracoli. A Napoli esistono cose che non potrebbero esistere altrove. Credi in quella magia e ami l’Italia in una delle sue tenerezze più belle.

Ho conosciuto un distinto cavaliere napoletano anni fa; tutto in lui era poesia. Un galantuomo.

Era musicale nei suoi scritti, nel suo muoversi sul marciapiede, nel suo sedersi a tavola. Assumeva severità il suo sguardo, quasi reverenziale, di fronte alle emozioni grandi.

Lui oggi non c’è più, ma mi ha insegnato a cantare la canzone napoletana e tramite questi ricordi continua a farlo.

La signorilità quando bussa alle porte di un’anima sensibile diventa subito un bisogno, una ricerca eterna che avvalora lo spirito.

Ho dunque un appuntamento con Napoli.

Solo e soltanto Napoli.

Di Napoli con la mia consapevolezza di oggi e con un amico che adoro.

Anche io dico sì all’invito, come se invece di offrirmi un biglietto a New York mi dicessero che torna mia madre ad ascoltare il suo brano preferito.